Quando si usa il termine ginecomastia ci si riferisce ad un disturbo che porta all’aumento del volume delle mammelle nell’uomo: in questo caso non si parla di un semplice accumulo di adipe (adipomastia) oppure di rigonfiamento muscolare dovuto a ipertrofia, ma di un’alterazione tra testosterone ed estrogeni. Vediamo quindi quando si soffre di ginecomastia a chi rivolgersi e cosa fare.
Ginecomastia a chi rivolgersi?
Sicuramente una consulenza specialistica andrologica è il primo passo da compiere: lo specialista infatti sarà in grado di determinare se il disturbo è dovuto a una carenza nella produzione di testosterone (ad esempio quando si è affetti da ipogonadismo), oppure se è la conseguenza dell’assunzione di alcuni farmaci che provocano iperprolattinemia, oppure ancora se vi è una eccessiva presenza di recettori ormonali agli estrogeni.
Si può sviluppare ginecomastia anche in presenza di insufficienza epatica causata dall’abuso alcolico, in quanto questa provoca l’assenza di un enzima epatico che normalmente trasforma gli estrogeni in androgeni, per cui i primi stimolano lo sviluppo della ghiandola mammaria.
Ginecomastia, i possibili trattamenti
Sarà il medico andrologo a valutare il trattamento adeguato in base alla tipologia di ginecomastia e all’età del paziente: esistono diversi farmaci per la cura delle ginecomastia, soprattutto per l’età puberale e pre-puberale, come ad esempio a base di Raloxifene, oppure di Tamoxifene che interagisce con il recettore degli estrogeni o ancora l’Anastrozolo che inibisce l’enzima che converte il testosterone in estradiolo.
In età adulta è spesso indicato l’intervento chirurgico che prevede una liposuzione del tessuto adiposo, che può includere o meno l’asportazione della ghiandola mammaria, utile anche in presenza di eventuale tumore mammario.
L’intervento viene generalmente eseguito in anestesia locale e ha durata di circa 1 ora: sono previsti 1 o 2 giorni di degenza, ma spesso le dimissioni sono possibili già dal giorno successivo. Per circa 1-2 settimane nel periodo post operatorio il paziente dovrà utilizzare una fascia o guaina contenitiva, e i risultati dell’intervento potranno considerarsi definitivi nel giro di 2 o 3 mesi.
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